LETTERA AI PENITENZIERI DELLE BASILICHE PAPALI ROMANE E A TUTTI I CONFESSORI IN OCCASIONE DEL SANTO NATALE 2021

Clermont-Ferrand - BM - ms. 0069

Carissimi e venerati Confratelli nel sacerdozio,

La luce dell’Immacolata, nel cammino che conduce al Santo Natale, si riflette e rinnova la fecondità del percorso d’Avvento e rassicura i cuori in un tempo certamente non facile per la vita di tutti gli uomini. In un contesto storico, come quello che ormai da due anni stiamo attraversando, emergono con evidenza alcune caratteristiche del “colloquio della confessione” che, pur mantenendo la propria necessaria identità, è chiamato a sottolineare maggiormente quegli aspetti di guarigione, che ne costituiscono comunque l’essenza.

Nel tempo d’Avvento, ogni confessore è chiamato a guardare e con la grazia soprannaturale, in un certo modo, ad immedesimarsi con il Battista, ripetendo al mondo: “Ecco l’agnello di Dio”.

Il confessore, con l’esercizio umile e fedele del proprio ministero, indica al mondo che il Signore è presente: è presente come abbraccio misericordioso, come amore e giustizia, come verità e grazia, come consolazione e tenerezza. Nel disorientamento contemporaneo, che genera solitudine esistenziale talora drammatica, diviene urgente e necessario indicare, con luminosa chiarezza, la presenza del Signore nel mondo, accanto agli uomini, come unico Salvatore.

Non appartiene alla fede cristiana un “dio estraneo” alle vicende umane, un “dio lontano”. Dio ha scelto di rivelarsi, di entrare nella storia, di divenire partecipe della vicenda umana, di salvarci dall’interno stesso di questa vicenda, permanendo nel tempo, attraverso il mistero della Chiesa e della sua identità ed azione sacramentale.

L’unicità salvifica di Cristo, inclusiva del vero e del bene, presenti in modo seminale per via dello Spirito Santo in altre tradizioni religiose o culturali, è la condizione di possibilità e di realtà della salvezza: se Gesù di Nazareth non fosse l’unico Salvatore, semplicemente non ci sarebbe salvezza.

Il ministero della riconciliazione è chiamato ad annunciare tale unicità salvifica, in circostanze nelle quali si moltiplicano le “grida disorientanti” e, paradossalmente ma realmente, cresce negli uomini la sede di verità e giustizia, la sete di reale libertà e liberazione.

Oltre ad indicare la Presenza dell’Agnello di Dio nel mondo, il confessore, necessariamente, è chiamato ad immedesimarsi con tale Presenza; reso partecipe, per il sacramento dell’ordine, della potestà del Figlio nell’Uomo di “rimettere sulla terra i peccati” (cf. Mc 2,1-12), ciascun confessore prolunga, nella e con la Chiesa, la missione stessa di Gesù: riconciliare gli uomini in Dio, nella giustizia e nella verità, che nel Padre si chiamano Misericordia.

Quale missione si può immaginare più necessaria ed urgente per l’umanità?

Se il male del mondo è sempre in certo modo legato al peccato, cosa si può fare di più utile e necessario che “liberare dal male” compiuto, attraverso il ministero della riconciliazione?

Nel nascondimento dell’esercizio di questo prezioso ministero, ignorato e perfino attaccato da un mondo talmente secolarizzato da non comprenderne più la natura e le imprescindibili esigenze, il confessore sa bene di partecipare alla sola autentica rivoluzione: quella della misericordia e del bene, della verità e della giustizia, alla “rivoluzione dell’Amore” inaugurata da Gesù Cristo che ci ha rivelato che Dio stesso è Amore.

La rivoluzione dell’Amore, la conversione personale all’Amore che è la Persona di Cristo, è il solo necessario presupposto di ogni altra possibile conversione, sia ecclesiale sia sociale. È il presupposto perfino di ogni conversione pastorale.

Al di fuori di una chiara prospettiva cristocentrica, ogni promessa salvifica è utopia, distrazione funzionale al potere e menzogna che viene dal falsario. Solo la conversione personale a Cristo costruisce la Chiesa ed il mondo!

Carissimi Confratelli, innoviamo, in questo tempo santo, lo zelo per l’ascolto attento e paterno dei nostri fratelli, consapevoli che, ancor più in questo periodo prolungato, così particolare, dovremo esercitare il “ministero della consolazione”, che è solo un altro nome della misericordia. Il nostro stesso essere presenti e disponibili, sarà di incoraggiamento ai fedeli che vorranno accostarsi alla riconciliazione o che, al vederci, ne riceveranno la soprannaturale intuizione; ci si muove e converte solo per una presenza, mai per una assenza!

Animato dalla più profonda gratitudine per i Penitenzieri delle Basiliche Papali che sono in Urbe e per tutti confessori, per il mistico e soprannaturale servizio a Cristo e alla Chiesa, alle anime ed alla società tutta, affidandovi alla Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, vi porgo i miei più fervidi e fraterni auguri di un Santo Natale del Signore.

Mauro Card. Piacenza
Penitenziere Maggiore